lunedì 5 ottobre 2009

Forum dell'integrazione 3/10/2009


Al Forum sono passati varie decine di persone per discutere sulle tematiche proposte dalla Rete, come il diritto di rappresentanza, giovani e formazione professionale e accesso all’alloggio e i servizi socio-sanitari, dalla giornata è emerso che:

uno dei fattori che rende difficile il processo d’integrazione è il non avere diritto di rappresentanza, motivo per il quale ogni comune dovrebbe avere una consulta immigranti e in un secondo momento creare una Consulta Provinciale degli immigrati, che abbia il diritto di partecipazione all’interno del Consiglio Provinciale.
E’ fondamentale fare della politica un processo partecipato, si devono conquistare spazi di partecipazione, per esempio in una scuola si sceglie il tetto di alunni immigranti che può avere. Tale processo decisionale dovrebbe contare sulla partecipazione dei genitori dei bambini stranieri; si dovrebbe coinvolgere la cooperazione internazionale e camminare insieme con il criterio che la cooperazione avverrà multilateralmente, no dai forti verso i deboli ma nei 2 sensi.
Abbiamo trattato anche il fenomeno dell’informazione che non riflette la realtà perché si focalizza su quello che fa notizia dando una lettura negativa al fenomeno migratorio. E a proposito dell’informazione è emerso come sia fondamentale che gli stessi migranti siano costantemente informati per riuscire a dare risposte ai luoghi comuni.

In quanto all’accesso all’alloggio se è discusso sul fatto che si devono rivedere le percentuali che la provincia stabilisce ogni volta per i contributi all’affitto e per l’assegnazione di case Ipes, si deve ripristinare il criterio del bisogno, invece dell'etnia/ della nazionalità, cioè del REDDITO e del NUCLEO FAMILIARE (con particolare attenzione alla presenza di minori). C’è il bisogno di una nuova politica globale sulla casa e calmierare i prezzi degli alloggi. Per l’accesso ai servizi la provincia stabilisce gli anni di residenza penalizzando ulteriormente i cittadini extracomunitari, rispetto a quelli italiani, introducendo assieme all'obbligo di residenza di 5 anni continuativi per ricevere il sussidio/alloggio Ipes, anche l'aver maturato 3 anni di lavoro in Alto Adige. Noi proponiamo: tre anni di residenza storica (cioè non continuativa), o in alternativa 3 anni, non continuativi di lavoro in Alto Adige.
Infine si è sottolineata la necessità per la provincia di investire risorse in una politica per il lavoro, allo scopo di limitare il ricorso ai sussidi sociali. Riteniamo questa una priorità in tempi di crisi: la possibilità di utilizzare al meglio le risorse umane (molti sono gli immigrati altamente qualificati che svolgono mansioni di basso livello); progetti di formazione/riqualificazione per chi invece viene espulso dal mondo del lavoro e ha una bassa scolarizzazione, progetti per permettere agli immigrati di raggiungere una maggiore competenza linguistica.
Intanto l’assessore alla salute ha emesso una circolare che ricorda l’obbligo ai professionisti della salute di assistere anche i migranti clandestini.

In quanto alla formazione dei giovani, si richiede un servizio di supporto e si devono valorizzare le lingue e le culture. Si dovrebbe lavorare sulla prevenzione dei conflitti, educando. C’è necessità di interventi incisivi per educare le nuove generazioni.

Hanno dato il loro contributo ai diversi gruppi di lavoro: Francesco Comina, Paolo Attanasio, Erion Zeqo, Elena Pugno e Nadja Schuster.
Ed inoltre il vicepresidente del consiglio Minniti, il vicepresidente della provincia Tommasini, l’assessore all’immigrazione Repetto e gli assessori comunali Margheri e Gallo; con i quali si sono riprese le tematiche trattate in giornata con la finalità di chiarire la posizione di ognuno nei confronti delle problematiche che affliggono alla popolazione, costatando che il processo di sensibilizzazione verso il diverso comincia a dare i frutti e che il lavoro della Rete di proporre una legge che viene dal basso ha forza proprio perché condivisa e discussa.

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